Il Prosciutto di Gino

27.50
Il Prosciutto di Gino. In verità il prosciutto è del maiale che è nato e vissuto allo stato brado per almeno 12 mesi, che ha mangiato solo i prodotti coltivati in azienda e le ghiande delle querce secolari presenti nei boschi del borgo medievale di Cenina (AR). Nel prosciutto non si nasconde niente, se la carne è buona, ben tirata come nei suini adulti, noi possiamo solo aggiungere il sale, aglio, il pepe e una buona stagionatura. In Italia ci sono tante espressioni di questo prodotto ma noi di Terra Toscana siamo certi di rappresentare il meglio della tradizione toscana, quella del prosciutto salato delle montagne del Pratomagno, con una stagionatura minima di 12 mesi. Al taglio la fetta si presenta compatta, di un bel colore rosso vivo con piccole venature di grasso di colore bianco puro, con un sapore sapido e fragrante e odori tipici della stagionatura. Ottimo abbinamento con la frutta zuccherina come il melone o uva da tavola.

Esaurito

Note

Ingredienti: Coscia di suino adulto, sale, pepe, aglio, aromi naturali.
Copertura esterna: sugna di suino, farina di riso, pepe, sale.
Conservante: E 252
Carne suina: 100% Italia
Conservazione: Conservare in luogo fresco e asciutto max + 15°c

Tutti i nostri salumi sono senza Glutine, Lattosio e derivati del latte

Origine del nome

Il Prosciutto, la parte importante e nobile del maiale, la ricchezza dei contadini di inizio novecento e oltre, tenuti nascosti e conservati per oltre 12 mesi nelle buie e fresche cantine delle Leopoldine toscane. Era per tutti la scorta di carne pregiata da mangiare durante l’inverno prossimo. Ed è sicuramente per questo fatto che, a mio parere, Gino cambiava espressione quando arrivava a lavorare il prosciutto. Affilava e riaffilava il coltello prima di iniziare, tagliava i pezzi con una precisione da orologiaio, girava il pezzo continuamente per fare le rifilature, lo massaggiava al centro, gli dava la forma perfetta come se fosse da esporre. Il prosciutto era la sua firma. Dopo passava alla salatura, ricoprendo tutto il prosciutto con il sale marino grosso e massaggiando lo stesso per i giorni successivi per far ben penetrare il sale al suo interno. Non ricordo per quanti giorni ma vi garantisco che tutti i giorni, alla sera Gino passava a guardare i pezzi di carne sotto sale, massaggiava il prosciutto e lo ricopriva nuovamente di sale, fino al giorno dell’impepatura, così da affidarlo al mio nonno Cioncolo per fargli la “Balia” fino al completamento della sua stagionatura.